Crisi energetica ostacola la ripresa economica
Ad aggiungere preoccupazioni al mercato è l'impennata dei prezzi del petrolio con lo sweet crude che viaggia sopra gli 80$ per barile mentre il Brent si attesta sugli 84$ per barile all'ICE di Londra, in un clima di stagflazione con due delle maggiori banche americane che hanno ancora una volta ridotto le stime del PIL statunitense, durante il weekend. Entrambe, inoltre, si aspettano un aumento ulteriore dell'inflazione a causa dell'intensificarsi della crisi energetica, in grado di ostacolare la ripresa economica.
In Cina invece la settimana è iniziata con un nuovo scossone a Hong Kong dove Lenovo, il più grande produttore al mondo di personal computer, è crollato fino a superare il -17% a seguito della richiesta, da parte della società, di ritirare l'IPO da 1.6$ miliardi sulla borsa di Shanghai dove avrebbe dovuto quotare le proprie ricevute di deposito. L'indice è stato sorretto in particolare da Alibaba e Mituan che sono entrambe salite del 8% dopo che quest'ultima è stata condannata al pagamento di una multa, inferiore a quanto ci si aspettasse, per aver violato le pratiche anti-monopolistiche.
BCE prepara nuovo QE
Differente la situazione in Europa, dove la BCE starebbe progettando un nuovo QE che dovrebbe entrare in gioco alla scadenza del PEPP nel marzo 2022, praticamente un nuovo piano di acquisti che andrebbe a rifinire il lavoro del primo. La ragione sarebbe quella di arginare una eventuale reazione forte del mercato e quindi un allargamento degli spread; di fatto è una monetarizzazione del debito a livello strutturale.
Oltretutto, sembrerebbe da indiscrezioni che tale "QE di rifinitiura" dovrà essere ancora più abbondante per ammontari dello stesso PEPP e completamente libero dal vincolo di capital key che stabilisce la quantità di debito da acquistare per Paese in base alla grandezza della singola economia. Insomma, la BCE deve ancora iniziare a ritirare il piano di stimolo che già mette le mani avanti con una nuova facilitazione quantitativa ancora più ampia, continuando a raccontarsi la favola dell'inflazione transitoria.
Tornando sull'altra sponda dell'oceano, il dato Non-Farm-Payrolls di venerdì scorso ha fornito il più basso aumento mensile dell'anno in corso, con soli 194mila posti di lavoro in più, cifra sulla quale la stampa mainstream è stata subito categorica prendendo posizioni altamente pessimistiche. Ma se si va a vedere nel dettaglio, la situazione non è poi così fosca considerato che il tasso di disoccupazione è calato al 4.8% dal 5.2% e che i salari orari sono aumentati dello 0.6% rispetto al mese precedente. Inoltre i due mesi precedenti hanno visto una revisione a rialzo di totali 169mila posti in più.
Insomma, la situazione non è per niente così catastrofica da far pensare alla Fed di fare marcia indietro sul prossimo annuncio di taper a novembre, ma presteremo attenzione a cosa diranno i membri del FOMC in queste settimane (i pochi che sono rimasti dopo le famose dimissioni e che, speriamo, non fanno insider trading).
Nel mentre, sta iniziando la stagione degli earnings del QE3 negli USA, la quale sarà esaminata dettagliatamente per verificare il potere dei prezzi, i margini e l'impatto delle carenze di materiali dovute ai famosi colli di bottiglia della supply chain. Già alcune grandi multinazionali hanno lanciato alert sui tagli alla produzione e abbassato le previsioni per il terzo quadrimestre a causa delle difficoltà di approvvigionamento e della carenza di maodopera.
A Wall Street stavolta è diverso
Questo si inserisce in uno scenario a Wall Street che stavolta appare mutato, come ci aspettavamo che avvenisse dopo la scadenza del piano di sussidi a pioggia di contrasto alla pandemia. Per la prima volta dal crollo di marzo 2020 l'indice guida S&P500 non ha messo in atto un rimbalzo con formazione di nuovi massimi storici dopo aver testato i supporti chiave nelle ultime ottave.
Solitamente, nei mesi trascorsi abbiamo visto che qualsiasi tentativo di ribasso veniva ricoperto immediatamente, nel giro di poche ore e preferibilmente all'interno della stessa seduta con puntuale chiusura in positivo. Stavolta invece no, il rimbalzo che abbiamo visto la scorsa ottava è stato arginato dalla prima resistenza e non abbiamo visto posizionamenti di entità rilevante a rialzo, trascurando il brevissimo termine, quindi al momento il mercato rimane short e non sembra in grado di avere la forza per mettere in atto un rimbalzo risolutivo. Vedremo se domani, con il ritorno dei volumi verremo smentiti.
Cosa aspettarci per questa ottava?
Come preventivato, il future DAX ha chiuso il ciclo settimanale nella seduta di mercoledì scorso colpendo i miei target volumetrici e Fibo, previsti nell'analisi di lunedì scorso su queste stesse pagine.
Nella stessa seduta i prezzi hanno iniziato il nuovo ciclo weekly con gamba 1 che ha fatto il suo massimo nella zona del mio terzo target Fibo 15228 dove ha trovato anche il magnete, che vedi in figura contrassegnato con MT, che ha generato volatilità ed ora si attende la riapertura di Wall Street per dare inizio a gamba 2.
Per quanto riguarda l'S&P500 è fondamentale la tenuta di 4375 per tentare di mettere in atto un tentativo d'inversione rialzista, diversamente i prezzi arriveranno velocemente su 4300 dove potrebbero ottenere una forte spinta per riagganciare i minimi di luglio a 4230 come primo floor.
Questo ci aiuterà anche a capire le intenzioni del DAX i cui target volumetrici di gamba 2 weekly, in attesa che sia possibile calcolare quelli FIBO, sono area 15080/15050 poi area 14985 e di seguito i minimi di venerdì.
Il ciclo weekly andrà in chiusura entro la seduta di lunedì 18 ottobre.
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