Il dato CPI USA frena ma non per Powell
Dopo la pausa di gennaio nella discesa lineare dell'inflazione, le attese del consensus erano per una nuova accelerazione del calo del CPI anno su anno, dal 6.4% al 6% ed il dato effettivo è risultato in linea con le aspettative. Si tratta del dato CPI y/y più basso dal settembre 2021. In particolare, solo la misura dell'inflazione core, monitorata da vicino dal governatore Powell (servizi core, esclusi gli affitti), è andata nella direzione sbagliata, salendo dello 0.5% contro il 0.36% di gennaio, mentre il tasso su base annua è sceso leggermente dal 6.22% al 6.15%.
Ovviamente siamo davanti ad un mondo diverso dopo il fallimento della Silicon Valley Bank, ma la Fed ha ancora un compito da svolgere: la lotta all'inflazione. Prima della pubblicazione del dato CPI il mercato quotava un rialzo di 17pb per la riunione della prossima settimana, mentre uno sguardo allo STIR Market di oggi ci mostra che le probabilità di un rialzo di 25pb sono aumentate in misura modesta, dopo il crollo degli ultimi giorni, e sono attualmente al 80% dopo essere scese sotto il 50% all'inizio della sessione USA.
Le attese per le mosse del FOMC
Il consensus prevalente tra le reazioni a Wall Street ci dice che i dati, pur non essendo preoccupanti, restano ancora abbastanza caldi da spingere la Fed ad un rialzo di 25pb nella riunione del FOMC della prossima settimana, nonostante alcune banche chiamino una pausa nel ritmo dei rialzi o addirittura un taglio del tassi dello 0.25%. Questo a meno che la crisi del settore bancario non sia solo all'inizio e si verifichino altri fallimenti; al momento il problema sembra circoscritto.
Rimanendo in tema, mentre le azioni delle banche regionali statunitensi stanno rimbalzando, non si può dire lo stesso per il gigante svizzero Credit Suisse i cui CDS hanno appena toccato nuovi massimi storici sopra i 550 pb, mentre il mercato continua ad alzare le probabilità che la seconda banca svizzera per importanza vada in bancarotta in meno di 5 anni.
Analisi macro-ciclica: dove andranno i prezzi?
Nell'ultima analisi previsionale avevamo scritto che l'azionario europeo era ad un bivio, che non si poteva ancora dire che l'area 3930/3950 su S&P500 si fosse trasformata in supporto e che ci aspettavamo la partenza di un forte movimento direzionale. Neanche il tempo di scrivere questo e 3 giorni dopo gli indici sono esplosi a ribasso con l'evento scatenante dei fallimenti di Silvergate Bank e Silicon Valley Bank.
Il future S&P500 mini ha colpito perfettamente l'area del livello 3800, che avevamo indicato come primo target, prima di rimbalzare in area 3930, area da monitorare per valutare la continuazione del trend ribassista, mentre una sua rottura farebbe partire un nuovo rimbalzo.
Parallelamente, il future DAX ha rotto a ribasso la congestione che durava da inizio febbraio, scendendo fin sotto 14900 in apertura della presente ottava, per poi rimbalzare in area 15275. Per ritornare nella congestione i prezzi devono rompere area 15270. In caso di continuazione del trend ribassista, la strada è aperta fino in area 14610 primo target.
Al momento in cui scriviamo le probabilità rimangono a favore della continuazione del ribasso con il raggiungimento dei rispettivi target 3742 per S&P500 mini e 14610 per DAX future.
Sui minimi di oggi, si è chiuso il ciclo settimanale, come era nelle previsioni, e nel pomeriggio della seduta odierna è partito il nuovo ciclo weekly che andrà in chiusura intorno alla seduta del 24 marzo.
Di seguito i livelli volumetrici:
S&P500 mini
4398
4280
4200
4134
4060
4000
3960
3900
3873
3821
3775
3742
3705
DAX
15870
15770
15710
15630
15570
15500
15400/70
15370
15342
15270
15200
15155
15090
15040
15000
14885
14690
14530/14610
14455
14330
14055
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Questa previsione è redatta il 14 marzo con i dati disponibili al momento.
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